Trachemys scripta, la tartaruga americana invade l’Italia

Uscita dalla cattività, la trachemys scripta ha invaso i nostri territori e soppiantato le testuggini autoctone. Ora è temuta in tutta Europa

Immagine della tartaruga americana con le orecchie rosse, la Trachemys scripta elegans
TRACHEMYS SCRIPTA ELEGANS

Piace per i suoi colori, in particolare per le sue orecchie rosse, gialle o arancioni. La trachemys scripta, o tartaruga americana, ha tenuto e tiene compagnia a migliaia di italiani, che l’hanno scelta come animale domestico. Sembra tanto tenera e innocua da piccola. Poi, però, cresce, diventa grande e forte. Molto più forte della nostrana tartaruga europea, che ora rischia di scomparire a causa della supremazia della testuggine americana. Oggi la trachemys scripta è diventata una delle specie invasive più temute.

Le caratteristiche della trachemys scripta

La trachemys scripta è una testuggine palustre. Predilige paludi, laghi, stagni e fiumi in cui l’acqua scorre lentamente. Mangia di tutto: piante acquatiche, alghe, insetti, larve, lumache, girini, piccoli crostacei e pesci morti. Il suo guscio è verde o marrone e può raggiungere fino a 35 centimetri di lunghezza, anche se gli animali liberi in genere non superano i 20 centimetri.  La sua cute può essere grigia, verde o marrone, con striature gialle e delle macchie ai lati del capo che caratterizza le sottospecie: possono essere gialle (trachemys scripta scripta), arancioni (trachemys scripta troostii) o rosse (trachemys scripta elegans). Sono originarie degli Stati Uniti e del Messico. Ma a partire dalla seconda metà del secolo scorso si sono diffuse in tutto il mondo.

Commercio e diffusione delle testuggini americane

A partire dal secondo dopoguerra la trachemis scripta, in particolare la sottospecie dalle “orecchie rosse” (elegans), diventa la tartaruga più commercializzata nel mondo. Le destinazioni sono il sud-est asiatico, dove viene apprezzata come alimento, e l’Europa, dove si diffonde come animale da compagnia. Tra gli anni ’70 e ’90 del secolo scorso la tartaruga americana entra in tantissime case italiane. Molte famiglie però si ritrovano sorprese e spaesate dalla loro crescita: quella tartarughina che stava nel palmo di una mano dopo poco tempo supera i 30 centimetri di lunghezza e la loro gestione diventa problematica. La soluzione più semplice è quella di liberare l’animale in luoghi naturali ritenuti idonei, come laghetti o piccoli fiumi.

Le tartarughe americane “invadono” l’Italia

In libertà le testuggini americane si dimostrano molto resistenti: si adattano subito al nostro clima e sopravvivono a lungo. Non solo. Se il territorio è molto adatto alle loro caratteristiche (presenza di acqua dolce non profonda e poco mossa, cibo e possibilità di stazionare al sole), si riproducono e formano colonie sempre più numerose. Succede praticamente in tutta Europa, ma è soprattutto il clima mediterraneo quello più favorevole alla loro proliferazione. In Italia i primi avvistamenti di trachemys scripta in libertà risalgono agli anni ’70, mentre dagli anni ’80 la loro presenza viene rilevata in modo sempre più massiccio, in tutte le regioni. Ogni volta che una specie si diffonde in un nuovo territorio, però, ci sono delle conseguenze per l’ecosistema (vedi ad esempio i danni provocati dai daini del Circeo); a farne le spese sono le tartarughe autoctone europee.

La competizione con la tartaruga europea

La testuggine palustre europea (Emys orbicularis) è l’unica tartaruga autoctona presente in Italia. La sua sopravvivenza però è a rischio da tempo, a causa dell’intervento umano nel loro territorio: in particolare la bonifica delle zone umide e la regimazione dei corsi d’acqua ha limitato molto il loro habitat. Poi è arrivato l’antagonista, la trachemys scripta, che mangia lo stesso cibo, depone le uova negli stessi punti e predilige le stesse postazioni per il basking (lo stazionamento al sole per la necessaria regolazione della temperatura corporea). Il vantaggio competitivo pende nettamente dalla parte della testuggine americana: è più grande e più feconda. Così il loro numero cresce, a discapito della specie autoctona. Le autorità nazionali ed europee cominciano quindi a prendere dei provvedimenti.

Le norme “contro” la trachemys scripta

Nel 1997 la Commissione europea proibisce l’introduzione della trachemis scripta elegans, la sottospecie con le orecchie rosse più venduta. A quel punto, però, il mercato europeo si sposta semplicemente verso le altre due sottospecie, quelle con le orecchie gialle e arancioni. La svolta avviene con il Regolamento europeo 1143/2014, che stabilisce le norme da seguire per limitare le specie aliene. La trachemis scripta (con tutte le sottospecie) è inserita da subito nella lista delle specie esotiche di rilevanza unionale, in grado di diffondersi rapidamente e minacciare flora e fauna autoctona. L’Italia recepisce il regolamento con il D.Lgs 230/2017, che vieta l’introduzione e il commercio delle tartarughe americane e obbliga i proprietari a denunciare la loro presenza. 

Il contenimento delle testuggini americane

In questo modo si blocca l’introduzione e il commercio legale della specie invasiva. Resta aperto il problema del commercio illegale, attraverso internet oppure nelle fiere e nei mercati ambulanti. Il ministero dell’Ambiente ha poi predisposto un piano nazionale per la gestione della testuggine americana. Innanzitutto è importante informare i cittadini sulla pericolosità delle specie aliene, invitandoli a segnalarne la presenza. Alla segnalazione dovrebbe seguire il controllo e la cattura attraverso trappole. Le testuggini catturate vengono poi soppresse o spostate in luoghi di detenzione idonei. Non si toccano, invece, le tartarughe presenti nei laghetti dei parchi urbani: l’impossibilità di diffondersi oltre il confine del parco e l’interesse sociale che suscitano (sono amate, soprattutto dai bambini) evita almeno a loro una brutta fine.