Dall’offerta 3×2 all’effetto serra. Ecco una guida per comprendere l’abc dello spreco alimentare: cause, conseguenze e soluzioni

Quando una mela finisce nella spazzatura, non si butta solo cibo. Si getta via anche la terra, l’acqua, il tempo e l’energia necessaria per farla crescere e arrivare nelle nostre tavole. Eppure questa mela sprecata è in buona compagnia: un terzo del cibo prodotto non sarà mai consumato. Come mai? Ecco una guida per comprendere in modo semplice l’abc dello spreco alimentare: le cause, le conseguenze e le soluzioni.
Che cos’è lo spreco alimentare
Con spreco alimentare si intende la quantità di cibo che, anziché essere mangiata, finisce tra i rifiuti. Il concetto in sé è molto semplice, eppure tra le varie organizzazioni internazionali non c’è una definizione chiara e univoca. Le principali differenze riguardano le fasi della catena alimentare da considerare (produzione, trasporto e consumo), e i cibi da considerare (ossa, bucce o mangimi animali sprecati devono essere considerati cibo?). L’Onu ha fatto una distinzione tra “perdita alimentare” che avviene durante la produzione, la trasformazione e il trasporto del cibo (i cui dati vengono raccolti dalla Fao) e lo “spreco alimentare” che avviene durante la vendita al dettaglio e il consumo (i cui dati vengono raccolti dall’Unep).
Lo spreco durante la produzione
Negli ultimi anni il cambiamento climatico mette a dura prova i campi agricoli: gli eventi estremi, come grandine, tornado e bombe d’acqua, possono rovinare il raccolto, mentre la siccità e il caldo eccessivo stanno stressando le piantagioni, che possono indebolirsi ed essere aggredite più facilmente dai parassiti. Gli agricoltori, inoltre, spesso coltivano più del necessario per essere sicuri di produrre la quantità di cibo concordata nei contratti (ed evitare penali), per poi disfarsi delle eccedenze. Infine molta frutta e verdura commestibile viene scartata perché non soddisfa la qualità estetica (aspetto e dimensione) richiesta dai supermercati.
Lo spreco durante la distribuzione
Le temperature elevate possono mettere a rischio i prodotti alimentari durante il trasporto, favorendo la proliferazione di batteri. I negozi e i supermercati, per garantire scaffali sempre pieni e offrire tutte le varietà di prodotti, si ritrovano a dover buttare una grande quantità di cibo fresco, in particolare frutta, verdura, pesce, pane, carni e latticini che superano la data di scadenza. Talvolta inseriscono sconti sulla merce che scade a breve, trasferendo lo spreco alimentare nella fase successiva
Lo spreco durante il consumo
Le famiglie spesso comprano troppo, anche invogliate dagli sconti sui “formati famiglia” o dai famosi 3×2. Non sempre poi riescono a mangiare tutto ciò che c’è nel loro frigorifero. Quando arriva la data di scadenza, il cibo finisce nella spazzatura. Molto spreco avviene anche nei servizi di ristorazione (bar, ristoranti, mense…). Nei ristoranti, in particolare, è difficile prevedere quali e quante pietanze verranno richieste, ma è necessario avere tutti gli ingredienti per preparare i piatti presenti nel menu; i cibi freschi meno gettonati finiscono nella spazzatura.
Quanto cibo buttiamo
Circa un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato lungo tutta la catena alimentare (dalla produzione al consumo finale).(2) La maggior parte dello spreco avviene nelle fasi finali: nei supermercati, nei ristoranti e durante il consumo domestico di tutto il pianeta si buttano via 931 tonnellate di cibo.(4) È nelle cucine di casa che avviene lo spreco principale: l’Eurostat stima che il 55% di tutto il cibo perso sia dovuto al consumo casalingo, 70 kg di prodotti alimentari buttati via in un anno a persona, più di un chilo a settimana.(3) Nella spazzatura delle case italiane finisce soprattutto frutta, verdura e pane.(6)
L’impatto dello spreco alimentare
Lo spreco alimentare si porta dietro anche lo spreco di tutte le risorse necessarie per produrre il cibo: in particolare l’acqua utilizzata e il terreno (che spesso è diventato agricolo dopo la deforestazione). Inoltre il cibo, che finisce nella discarica, durante la decomposizione produce metano e anidride carbonica, dei gas serra che causano il riscaldamento climatico. A questo riguardo si stima che senza lo spreco alimentare (e quindi senza la produzione dei cibi scartati) i gas serra di origine antropica diminuirebbero del 10 per cento.(4)
Le istituzioni affrontano il problema
Nel 2015 l’Onu ha fissato gli obiettivi da raggiungere per avere un pianeta più sostenibile ed equo. Il Goal 12.3(2) fissa il traguardo di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, gli articoli 31 e 32 del Regolamento europeo sui rifiuti(7), spingono i paesi membri a intraprendere tutte le iniziative necessarie per ridurre lo spreco del 30 per cento entro il 2025, tappa intermedia in vista del 50 per cento da raggiungere nel 2030. L’Italia aderisce a questo intento con la legge 166/2016(8) per promuovere il recupero e il riciclo delle eccedenze alimentari.
Le soluzioni per ridurre lo spreco alimentare
Il principale metodo, auspicato anche dalla legge 166/2016, è quello di rimettere in circolo i prodotti in scadenza nei supermercati e nei servizi di ristorazione, destinandoli soprattutto alle persone in difficoltà, attraverso organizzazioni di beneficienza. Si stanno facendo strada, inoltre, diverse applicazioni per gli smarphone per proporre la vendita a prezzo agevolato di prodotti invenduti (da consumare a breve) presenti in supermercati, bar, pizzerie e altri rivenditori (l’app più famosa è “To good to go”). Oltre che per gli esseri umani, inoltre, gli scarti alimentari possono diventare utili per fabbricare mangimi per animali o fertilizzanti agricoli. Per quanto riguarda, infine, lo spreco alimentare maggiore, quello che avviene nelle case, molte istituzioni e associazioni consigliano delle buone pratiche da seguire.
Le buone pratiche del ministero della Salute(1)
- Pianificazione – Pianificare i pasti settimanali e scrivere una lista degli ingredienti necessari prima di fare la spesa
- Fame – Non entrare nel supermercato affamato: si rischia di comprare più del necessario
- Sconti – Non inseguire le offerte, ma comprare in base alle proprie esigenze
- Conservazione – Leggere l’etichetta per conoscere i dettagli di conservazione e considerare che ogni ripiano del frigo ha temperature diverse
- Fifo – First In First Out (primo dentro, primo fuori): mettere in evidenza i prodotti che sono prossimi alla scadenza
- Scadenza – Considerare che la dicitura “da consumare preferibilmente entro” riguarda il sapore, ma il prodotto resta commestibile anche dopo quella data
- Contenitori – Utilizzare contenitori ermetici per riporre cibi non consumati
- Quantità – Servire piccole porzioni, per poi saziarsi con altro
- Fantasia – Utilizzare gli avanzi per realizzare nuove ricette
- Rifiuti – Controllare i rifiuti per decidere la quantità di alimenti da comprare in futuro
FONTI
- Stop allo spreco di cibo – Le buone pratiche del ministero della Salute
- Goal 12 – L’obiettivo 12 dei Goals di sviluppo sostenibile dell’Onu
- Food waste – Analisi dell’Eurostat
- Food waste index – Report dell’Unep
- Sustainable Development – Capitolo 17 del sesto rapporto dell’Ipcc
- Waste Watcher – Indagine di Spreco Zero e altri
- Direttiva rifiuti – Regolamento del Parlamento e Consiglio europeo
- Legge 166/2016 – Regole sulla donazione dei prodotti alimentari