Dalle vele di Calatrava alla diga di Gimigliano. Immense opere incompiute inquinano il paesaggio italiano da decenni

Interi territori evacuati per una diga mai costruita. Lo skyline della capitale dominato da enormi intelaiature a forma di vela, sul nulla. Sono alcuni esempi di quello che può succedere in Italia a causa delle opere incompiute: ambiente e suolo devastati, per niente. Dighe, autostrade, ospedali, scuole, palazzetti dello sport non terminati: i lavori si fermano, ma la costruzione rimane a metà e quello che resta spesso si guadagna l’etichetta di ecomostro. In questa guida ci sono le principali opere incompiute d’Italia e gli elementi per far luce su questo problema.
Cosa sono le opere incompiute
Si parla di opere incompiute quando si interrompono i lavori di costruzione e chiudono i cantieri prima che l’opera sia stata completata. L’interruzione può avvenire in varie fasi: subito dopo la progettazione, durante la costruzione, oppure può mancare anche solo il collaudo finale. L’opera incompiuta non è disponibile e nessuno può utilizzarla.
Le cause per cui chiudono i cantieri
Il motivo principale per cui si fermano i lavori è la mancanza di fondi, soprattutto in seguito a rivalutazioni al rialzo del costo di costruzione. Altre volte ci sono motivi tecnici, ad esempio quando si costruisce in zone a rischio idrogeologico. Ci possono anche essere problemi con la ditta costruttrice: può fallire, oppure si può scoprire che è legata alla criminalità organizzata. Sono tutte situazioni che impongono uno stop ai lavori, a volte temporaneo, a volte permanente. In questo modo i cantieri si fermano e l’opera resta incompleta.
Le opere pubbliche incompiute
Quando le opere incompiute sono commissionate da istituzioni (Stato, Regioni, Comuni, Ministeri…) comportano anche uno spreco di soldi pubblici. Per monitorare questo problema lo Stato ha emanato delle leggi(1-2) che impongono ad ogni Regione di pubblicare l’elenco delle opere pubbliche incompiute. Tutti questi registri regionali finiscono nel Sistema Informativo di Monitoraggio Opere Incompiute (SIMOI),(3) praticamente l’anagrafe italiana delle incompiute pubbliche, aggiornata ogni anno.
L’anagrafe degli sprechi
All’interno del SIMOI c’è di tutto: strade, scuole, dighe, impianti sportivi, teatri, case popolari, ospedali. Tutte opere cominciate senza mai venire alla luce. È la Sicilia la regione di gran lunga più sprecona, con oltre 100 opere incompiute, seguita dalla Sardegna e poi altre regioni meridionali. Meglio al situazione al Nord, dove ci sono meno sprechi: Valle d’Aosta e Trentino non dichiarano nessuna opera lasciata a metà. Il trend nazionale degli ultimi anni è comunque positivo: il numero delle incompiute è in diminuzione, perché sono state portate a termine, oppure abbattute. Ma permangono alcune situazioni critiche, alcune molto famose. Vediamo le principali.
Gli impianti sportivi
Sono molti i palazzetti dello sport mai terminati disseminati in tutta Italia. I più storici risalgono agli anni ’90 e sono il palazzetto di Cantù (CO), città con una storica squadra di basket, abbattuto dopo uno spreco di 30 milioni, e il palazzetto di Nuoro, del quale restano in piedi solo dei piloni. Ma l’impianto sportivo non terminato più iconico è la Città dello Sport di Roma, dominata da un’immensa vela formata da intelaiature nude. Il progetto di Calatrava prevedeva due vele: una sopra una piscina olimpionica, l’altra sopra il campo da basket. Doveva essere inaugurato per i Mondiali di nuoto del 2009, ma a causa del lievitare di tempo e costi, si fermò tutto, dopo uno spreco di oltre 600 milioni di euro. Ben 16 milioni, invece, è costato l’autodromo di Arborea (OR): non è mai stato aperto, ma è teatro di numerose gare clandestine.
Infrastrutture
Sono numerose le strade la cui carreggiata si interrompe all’improvviso, sul nulla. La più iconica è sicuramente l’autostrada Asti-Cuneo, con un tratto sopraelevato che per anni è stato interrotto e sospeso, vicino al fiume Tanaro. Per fortuna questa struttura non c’è nell’anagrafe delle incompiute: infatti i lavori sono ripresi e l’autostrada dovrebbe essere terminata entro qualche anno. Non sarà mai terminata, invece, la tangenziale di Vibo Valentia: per costruirla è stata sventrata anche una collina, ma non è mai stata aperta e spesso viene utilizzata come discarica abusiva. Per quanto riguarda il trasporto su rotaie, invece, è famosa la ferrovia di Matera, incompiuta da quarant’anni, anche se già esiste una stazione, mai utilizzata.
Edifici pubblici
Case popolari ed ospedali sono le strutture pubbliche incompiute più numerose. In particolare le case popolari di Bari sono tra le costruzioni più imponenti non terminate: enormi edifici sul lungomare e in zona Mungivacca, incompleti e fermi da anni. Tra le strutture sanitarie, invece, emerge l’ospedale di Agnone (IS), un progetto di fine anni ’80 costato 50 milioni di euro, che prevedeva un grande complesso per servire decine di migliaia di pazienti tra l’Abruzzo e il Molise. Oggi resta solo un’imponente struttura vuota, recintata per evitare occupazioni abusive. Per quanto riguarda la cultura, invece, è notevole il teatro di Gibellina (TP), progettato da Pietro Consagra nella fine degli anni ’80: i lavori si interruppero e lasciarono l’immensa struttura incompleta a campeggiare maestosa nel centro della città.
Strutture idriche
Tra le opere più costose figurano molte dighe e acquedotti. La struttura che ha fatto più scalpore è sicuramente la diga di Gimigliano (CZ), sul Belice, progettata all’inizio degli anni ’80: si evacuarono gli abitanti che risiedevano a ridosso del fiume, perché si doveva formare un lago (il lago Azzurro, che appariva anche in qualche cartina) in grado di risolvere i problemi di siccità per decine di migliaia di persone. Era considerata la diga più grande d’Europa. Tra vari stop&go dovuti a problemi di impatto ambientale e rischi idrogeologici, il progetto è stato abbandonato, lasciando anche poche tracce, in quanto la costruzione è stata minima. Fu realizzata, invece, la diga di Arcichiaro (CB), sul torrente Quirino, iniziata a costruire negli anni ’80. Ma ci furono alcuni problemi nella tenuta e non è mai entrata in funzione. Resta un immensa barriera di cemento inutile.
Giarre, la capitale delle incompiute
Un capitolo a parte merita Giarre (CT), definita da numerosi giornali come la “capitale delle opere incompiute”, a causa dell’elevato numero di sprechi e curiosità che ci girano intorno. L’opera più chiacchierata è lo stadio del polo, un progetto del 1985, che prevedeva degli spalti per 25mila persone. Negli anni è stato riconvertito in campo di atletica, ma non è mai stato completato, anche perché gli spalti avevano una pendenza troppo elevata per essere omologati. Tra le opere incompiute, poi, ci sono anche una piscina coperta olimpionica (diventata famosa perché si dice che fosse lunga 49 metri anziché 50), un teatro (progettato negli anni 50), un centro polifunzionale e delle case popolari.
FONTI
- Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201 – Gazzetta Ufficiale
- Decreto 13 marzo 2013, n. 42 – Regolamento del ministero delle Infrastrutture
- Sistema Informativo Monitoraggio Opere – Servizio Contratti Pubblici