Alimentiamo un fuoco che brucia centomila ettari di bosco all’anno. Come? Ecco una semplice analisi per conoscere gli incendi boschivi

Intere foreste divorate in poco tempo dalle fiamme. Succede regolarmente, tutte le estati. In Italia gli incendi boschivi lasciano terra bruciata per decine di migliaia di ettari ogni anno. Un dato che sembra addirittura destinato a crescere: in futuro i roghi devasteranno più spazio, per più tempo. Un fuoco perpetuo, lo si potrebbe definire. Inarrestabile. Come mai? Ecco una semplice analisi di tutte le fasi dell’incendio, per capire come lo stiamo inesorabilmente alimentando.
Le condizioni favorevoli per il fuoco
Il fuoco, innanzitutto, deve avere materiale da bruciare (il combustibile). In Italia non manca: circa un terzo del nostro paese è coperto da boschi. La loro estensione sta anche aumentando, a causa dell’abbandono di terreni agricoli, che vengono invasi da arbusti, facilmente infiammabili. In estate, poi, a causa del cambiamento climatico, piove di meno e l’aria è sempre più calda e secca. Questo favorisce l’evaporazione di umidità dal terreno e dalla vegetazione, che, quindi, diventa sempre più arida. Sempre più infiammabile, come una bomba pronta da esplodere. Basta accendere la miccia
L’innesco degli incedi boschivi
L’origine di un incendio può essere sia naturale che artificiale.
Le cause naturali sono tre: autocombustione (che non avviene nel clima mediterraneo); eruzioni vulcaniche; fulmini (avviene raramente, sulle foreste alpine). Considerando che gran parte degli incendi boschivi avvengono in Sicilia, Calabria e Sardegna, lontano da vulcani in eruzione, è facile capire come la quasi totalità di essi siano innescati dall’uomo.
Le cause artificiali possono essere di due tipi:
- INCENDI COLPOSI: incendi involontari, provocati da mozziconi di sigaretta, barbecue, petardi e, soprattutto, la prassi di bruciare sterpaglie e altre rimanenze di attività agricole vicino ai boschi
- INCENDI DOLOSI: incendi provocati volontariamente, per trarre profitto dall’area bruciata, utilizzandola per l’edilizia o la coltivazione
La propagazione del fuoco
Una volta innescato, quasi sempre dall’uomo, il fuoco che raggiunge e divampa in un bosco, va facilmente fuori controllo. Soprattutto quando soffia forte il vento, che propaga le fiamme lungo centinaia o migliaia di ettari di vegetazione, che in estate diventano un combustibile abbondate e favorevole. In questo modo in Italia è andata in fiamme un’area di oltre 4 milioni di ettari, nei quattro decenni che vanno dal 1980 al 2020; una media di oltre 100mila ettari all’anno.
L’estinzione dell’incendio
Il fuoco si spegne quando termina il combustibile che lo anima, quindi più vasto è il bosco in fiamme, più al lungo dura l’incendio. Per questo motivo una tecnica utilizzata per lo spegnimento è quella di eliminare la vegetazione che circonda il rogo, o bagnarla per renderla meno infiammabile. Oltre, ovviamente, al tentativo di spegnere direttamente il fuoco con l’acqua. Generalmente si assiste a operazioni combinate di vigili del fuoco da terra e protezione civile dal cielo, con elicotteri o canadair. Una volta spento l’incendio, inizia la conta dei danni.
Le conseguenze degli incendi boschivi
L’incendio devasta il bosco e tutto il suo ecosistema: generalmente muoiono gli alberi, la vegetazione e molti animali; il suolo resta arido, privo di microorganismi e sostanze nutritive necessarie per la vita vegetale e animale (ma anche per evitare il dissesto idrogeologico). La natura è resiliente, ma ha i suoi tempi: la crescita di nuovi alberi e vegetazione richiede molti anni. In questo modo si perdono anche tutte le proprietà benefiche del bosco, in particolare la sua capacità di assorbire anidride carbonica, il principale gas serra che provoca il riscaldamento globale. Non solo, durante il rogo le piante e il terreno emettono tutta l’anidride carbonica che avevano immagazzinato, insieme ad altri gas nocivi che provocano l’inquinamento atmosferico.
Previsioni negative
Il cambiamento climatico causerà un aumento ulteriore delle temperature e della siccità, nei prossimi anni. Questo significa che le condizioni diventeranno ancora più favorevoli per la propagazione del fuoco. Si prevede un aumento degli incendi boschivi del 30% entro la fine del 2050, e del 50% entro la fine del secolo. Inoltre aumenterà anche il periodo in cui si sviluppano i roghi, che avverranno non solo nei mesi estivi. Per questo motivo è necessario prendere dei provvedimenti
Come prevenire gli incendi boschivi
Innanzitutto è necessario rendere meno infiammabile il bosco, attraverso interventi di silvicultura che prevedano la rimozione di parte del sottobosco più secco e la creazione di corridoi e spazi liberi, per limitare la propagazione del fuoco. Sarebbe importante anche controllare la vegetazione spontanea che sta riempendo tutti gli ex terreni agricoli e di pascolo abbandonati. Sono importanti le campagne di informazione, per prevenire le cause involontarie degli incendi. Per quanto riguarda, invece, i roghi dolosi un importante passo è stato intrapreso con la legge 353/2000, che impedisce il cambio di destinazione d’uso dei terreni bruciati.
FONTI
- Spreading like wildfire – Report dell’Unep
- Rischio incendi boschivi – dal sito della Protezione Civile
- L’Italia in fumo – Report di Legambiente