Tevere, il mistero dei pesci morti a Roma

Un’improvvisa morìa crea cumuli di carcasse. Succede in modo ricorrente, sempre negli stessi punti, sempre in estate. Qual’è la causa dei pesci morti?

Carcasse vicino a Castel Sant'Angelo

Un tappeto di pesci morti. È questa l’immagine che capita di vedere a Roma da fine agosto, in alcuni tratti del Tevere. In particolare vicino a Castel Sant’Angelo o all’isola Tiberina, zone turistiche molto frequentate soprattutto in estate, quando lungo le sponde del fiume vengono allestite bancarelle, ristoranti e locali. Proprio a un passo dalla putrefazione di flora e fauna del fiume.

La dinamica

Destino vuole, infatti, che questo fenomeno, non nuovo nella capitale, si verifichi proprio d’estate. La dinamica è questa: la siccità fa abbassare il livello del fiume, poi abbondanti piogge (come quella del 24 agosto) fanno improvvisamente defluire verso il Tevere molta acqua, probabilmente non salubre, che sconvolge l’ecosistema. Ma come mai e da dove arrivano le presunte sostanze inquinanti? Ancora non è chiaro, girano molte ipotesi.

Prima ipotesi: i veleni agricoli

La prima ipotesi, su cui puntano il dito esponenti del WWF, riguarda l’agricoltura. Nei campi si usano insetticidi, magari anche prodotti chimici illegali. Sostanze nocive che si depositano e si accumulano nel terreno, in particolare in periodi secchi. Poi le prime vere piogge fanno defluire tutte queste sostanze verso il Tevere, avvelenando letteralmente l’acqua e i poveri pesci.

Seconda ipotesi: il traffico di Roma

Una seconda ipotesi, invece, è legata all’incuria e alla mancata pulizia delle strade della capitale. È nell’asfalto, infatti, che si depositano metalli e sostanze nocive legate al traffico, oltre a sporcizia varia dovuta all’incuria. Anche in questo caso le prime piogge dopo periodi siccitosi “lavano le strade” facendo defluire tutto verso il Tevere.

Terza ipotesi: scarichi abusivi

Una terza ipotesi riguarda veri e propri scarichi abusivi e sversamenti di sostanze illegali. Sostanze letali per i pesci del Tevere. Proprio per cercare eventuali allacci abusivi, la polizia locale il 26 agosto ha percorso lunghi tratti del fiume, senza però trovare nulla di irregolare.

Quarta ipotesi: mancanza di ossigeno

Una quarta ipotesi è quello dell’anossia (mancanza d’ossigeno). Le piogge che arrivano dopo lunghi periodi siccitosi portano improvvisamente molte sostanze organiche che si erano depositate nei terreni, negli affluenti e nei fossi. Poi la degradazione di queste sostanze organiche sottrarrebbe l’ossigeno nel Tevere e i pesci morirebbero di anossia

I precedenti

Questa improvvisa morìa di pesci non è novità a Roma. In particolare nel 2020, a fine maggio e in luglio, si era verificato lo stesso fenomeno, sempre dopo abbondanti piogge che seguivano lunghi periodi di siccità. Le analisi e le conclusioni a cui erano giunti i tecnici dell’Arpa Lazio avvaloravano l’ipotesi dell’anossia.

Il monitoraggio

Personale dell’Arpa Lazio e dell’Asl ha accompagnato la polizia durante il monitoraggio del fiume del 26 agosto. Hanno constatato che i tratti di fiume interessati dalla morìa sono gli stessi di quelli degli anni precedenti, per poi effettuare prelievi di acqua e di carcasse pesci da analizzare. Le analisi preliminari non hanno evidenziato nessuna criticità particolare. Anche in questo caso, in attesa delle analisi definitive, i tecnici non escludono che si possa trattare di un caso di anossia 

DATA DELLE RIPRESE: 01/09/2021 – LUOGO: ROMA