Le strutture delle Olimpiadi di Roma del 1960 sono abbandonate, sempre più lontane dalla riva. Il livello dell’acqua scende. Come mai?

Pare proprio che, dopo aver ospitato le Olimpiadi di Roma nel 1960, il lago Albano si sia ritirato. Non solo dalle competizioni, ma anche nel vero senso della parola: il livello della sua acqua, infatti, è sceso in modo drastico. Un fatto ampiamente dimostrato dalle strutture olimpiche ancora in piedi.
Strutture olimpiche in rovina
Appena si raggiunge il lago, passando da Castel Gandolfo (Roma), ci si trova subito dinanzi a un piccolo parcheggio. Sembrerà incredibile, ma anche quella era una struttura olimpica adibita ad accogliere i mezzi di servizio per le gare. Però i mezzi che ricoverava non erano auto parcheggiate, come avviene ora, ma motoscafi galleggianti, pronti a essere usati. Il porticciolo oggi è soltanto un vago ricordo, che si può dedurre notando nel muretto alcuni anelli metallici, nei quali legavano le imbarcazioni.
Se da lì si gira lo sguardo verso destra, si scorge lo scheletro di una misteriosa struttura. Nel 1960 era la torre di controllo, da cui si monitoravano le gare di canottaggio, che si ergeva a ridosso dell’acqua, con tanto di spalti per il pubblico. Oggi invece l’acqua è molto distante e la struttura (in rovina) è circondata da una folta vegetazione.
Stesso discorso vale per i piloni di ancoraggio. Per tracciare le corsie delle gare, avevano costruito delle piattaforme di cemento, dalle quali passavano le funi che tenevano le boe di delimitazione. Queste piattaforme erano appena appena sopra l’acqua, in quanto appoggiate a dei lunghi piloni sommersi (tipo palafitte). Oggi quei lunghi piloni non solo sono completamente all’asciutto, ma sono distanti dall’acqua di almeno venti metri.
Cause del prosciugamento
Questi tre esempi dimostrano di quanto si sia abbassato il livello dell’acqua. Le cause sono molteplici. Innanzitutto bisogna citare l’urbanizzazione delle zone adiacenti lo specchio d’acqua, che ha accentuato lo sfruttamento dell’acqua della falda che alimenta il lago. Oggi è difficile fare una stima di quanti pozzi ci siano, considerando poi che molti di questi sono abusivi.
Ma bisogna poi anche considerare che urbanizzazione fa rima con cementificazione, consumo di suolo: il cemento impermeabilizza il terreno, l’acqua piovana non scende più verso la falda, che alimenta il lago, ma viene incanalata verso il mare attraverso la rete delle fognature. A questo punto è utile ricordare che il lago Albano non ha immissari ma raccoglie le acque dal proprio bacino imbrifero.
A tutto ciò, poi, bisogna aggiungere i cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale dovuto all’effetto serra aumenta l’evaporazione. Ci sono periodi di siccità molto più lunghi. E le precipitazioni, più sporadiche, sono sempre più estreme, che più difficilmente vanno ad alimentare la falda acquifera perché scorrono in superficie anziché filtrare nel sottosuolo.