Piccoli e grandi ruderi galleggianti mettono a repentaglio la sicurezza e l’ecosistema del fiume a Fiumicino

Il cimitero delle barche
I relitti abbandonati sulle sponde del Tevere, dopo decenni, diventano parte dell’ambiente: la vegetazione inizia a crescere sulle loro strutture, a volte addirittura degli alberi riescono ad affondare le loro radici. Così risulta quasi meno aberrante il cosiddetto “cimitero delle barche”, a Fiumicino (Roma). In realtà, però, è una forma di inquinamento che comporta gravi rischi, sia per l’ecosistema che per la sicurezza del fiume romano.
L’abbandono delle barche
Il problema comincia quando finisce la carriera di una barca. Il procedimento della rottamazione è complesso e molto oneroso (vedi articolo sulle barche abbandonate). Se questo lo si collega al fatto che non c’è nessun obbligo di demolizione, è facile comprendere a quale conclusione giungano molti proprietari: lasciarla esattamente dove si trova. Punto.
Alla foce del Tevere
Esattamente quello che succede a due passi dalla capitale, a Capo Due Rami, dove il Tevere si divide: il ramo principale va verso Ostia, quello più piccolo verso Fiumicino. E’ soprattutto in questo secondo ramo in cui sono disseminate decine di relitti. Le imbarcazioni abbandonate sono di varie dimensioni, alcune galleggiano ancora, altre sono semi affondate. Quasi tutte sono in pessimo stato.
Inquinamento
I rischi sono diversi. Innanzitutto l’inquinamento: i relitti possono rilasciare in acqua carburanti, oli, vernici e piombo. Ma ci sono anche rischi collegati ad eventuali piene del fiume: queste barche possono trattenere dei detriti e diventare delle barriere, ma possono anche perdere l’ancoraggio e diventare delle mine vaganti.
La rimozione
Per decenni a questa situazione di degrado non è seguita nessuna risposta istituzionale, tra silenzi e rimpalli di responsabilità (sono oltre una decina gli enti che si occupano del territorio e dell’acqua del Tevere). Nel 2018, finalmente, grazie alla collaborazione tra la Capitaneria di Porto di Roma e Fiumicino, i rispettivi Comuni e la Regione Lazio, è cominciata l’opera di rimozione di questi relitti.