Grandine gigante, ecco perché si forma

Automobili e pannelli fotovoltaici distrutti da chicchi di grandine gigante. Come mai si forma e cosa dobbiamo temere in Italia?

Fonte: Maraisea da Pixabay

Continuiamo a chiamarli chicchi, anche se ormai più che ad uva assomigliano ad arance o mele. È la grandine gigante. In un mondo in cui il riscaldamento globale ha reso gli eventi climatici sempre più estremi, anche le grandinate hanno superato il limite. Gli episodi in cui chicchi di grosse dimensioni danneggiano auto e campi stanno aumentando. Come mai si forma la grandine gigante e cosa dobbiamo aspettarci in Italia? Ecco una guida per comprendere tutto su questo fenomeno emergente

Che cos’è la grandine

La grandine consiste nella caduta di sfere (che chiamiamo chicchi) di ghiaccio da nuvole temporalesche. È un fenomeno atmosferico prevalentemente estivo, che dura qualche minuto (mai più mezz’ora). In genere la dimensione del diametro dei chicchi è intorno al centimetro. Ma a volte ci sono chicchi più grossi, anche fino ai 10 centimetri. 

Come si formano i chicchi

La grandine per formarsi necessita solo due ingredienti: umidità e correnti che vanno dal basso verso l’alto. Questi ingredienti sono presenti nei “cumulonembi”: nuvole temporalesche molto spesse che si formano quando c’è una grande variazione di temperatura tra la parte bassa (calda) e quella alta (fredda) dell’atmosfera. In queste nuvole le goccioline di umidità, spinte verso l’alto dalla corrente ascensionale, diventano sempre più fredde, fino a congelarsi in chicchi di ghiaccio. Questi chicchi continuano a muoversi all’interno della nuvola, sorretti dalla corrente ascensionale, e inglobano altra umidità che si solidifica. In questo modo diventano sempre più grandi. Quando diventano così pesanti da non essere più sostenuti dalla corrente ascensionale, cadono a terra e abbiamo la grandinata.

Come si forma la grandine gigante

L’ingrediente principale che porta alla formazione della grandine gigante è la corrente ascensionale: più è potente, più voluminoso sarà il chicco, che resta in movimento e cresce all’interno della nuvola molto più a lungo, finché non raggiunge dimensioni notevoli, prima di cadere. Si stima per formare un chicco di grandine grande fino a 10 centimetri sia necessaria una corrente verso l’alto di 100 chilometri orari.(1)

Quando ci sono le grandinate più gravi

In generale le grandinate arrivano con la bella stagione: dalla tarda primavera fino all’autunno. Questo perché è necessario che ci sia molto calore in superficie, per avere quello scompenso di temperature tra la bassa e l’alta atmosfera che origina il cumulonembo in cui si formano i chicchi. Il caldo, inoltre, favorisce l’evaporazione di acqua superficiale, che alimenta le nuvole temporalesche. La grandine gigante, infatti, si forma di solito proprio in estate, tra giugno e settembre,(2) quando maggiore è l’evaporazione superficiale e la variazione di temperatura tra bassa ed alta atmosfera.

Dove si rischia di più

In Italia la grandine gigante si forma prevalentemente nel settentrione, in quanto più esposto all’arrivo di correnti fredde dal nord Europa. Quando i venti più freschi si scontrano col calore estivo superficiale è probabile che formino dei temporali che possono originare grandinate anche di grosse dimensioni. Questo avviene soprattutto nelle pianure, ma anche a valle delle montagne, dove i venti orizzontali, scontrandosi coi monti, cambiano direzione e formano quelle correnti ascensionali necessarie per la formazione di grandine grossa. Nei rilievi, invece, la temperatura superficiale diminuisce e quindi sarà più difficile che si formino potenti correnti verso l’alto e la grandine è più piccola. Anche nell’Italia meridionale diminuisce la probabilità di avere grandine gigante, in quanto arrivano poche correnti fredde dal nord Europa.

Quanto grandina in Italia

L’Italia è il paese mediterraneo più colpito dalla grandine: uno studio del Cnr,(2) che ha suddiviso il bacino in quadranti, sottolinea come i due quadranti in cui è presente l’Italia siano quelli col maggior numero di grandinate (oltre 60milia nei primi due decenni del ventesimo secolo), mentre il quadrante in cui si trova la parte settentrionale della penisola sia la più colpita dai chicchi giganti, con un diametro non inferiore a 10 centimetri. Ma quello che preoccupa è il trend: il secondo decennio di questo secolo ha visto un incremento del 30% rispetto al primo decennio. Quindi il fenomeno è in crescita.

Relazione tra grandine e cambiamenti climatici

Ancora non ci sono studi che dimostrano una relazione tra grandine e cambiamenti climatici. L’analisi del Cnr,(2) però, sottolinea che le condizioni che favoriscono le grandinate (come l’aumento delle temperature e l’instabilità atmosferica) siano in aumento in conseguenza del riscaldamento globale. Un aumento ancora più marcato nel Mediterraneo, considerato un hotspot della crisi climatica, dove le grandinate stanno aumentando. 

Le conseguenze della grandine gigante

Le grandinate sono da sempre un fenomeno molto temuto, soprattutto dagli agricoltori: bastano pochi minuti per rovinare il raccolto di un’intera stagione. Ma adesso la grandine gigante fanno danni in molti ambiti: i chicchi più grossi, infatti, cascano molto più velocemente e il loro impatto al suolo può diventare disastroso. Fenomeni di questo tipo rovinano le automobili, i tetti e anche i pannelli fotovoltaici. Tutti i vetri, che siano nei tetti, nelle finestre o nelle automobili, possono venire distrutti dall’impatto. I chicchi più grandi sono anche una grave minaccia per l’incolumità fisica.

FONTI

  1. Focus sulla grandine di Arpa FVG – Articolo nel sito di SNPA
  2. Grandine nel bacino mediterraneo – Studio del CNR