Una diga perennemente chiusa ha modificato il corso e l’ecosistema del fiume Arrone. Ora la sua sorgente è artificiale

Il fiume Arrone nasce dal lago di Bracciano. Così si legge ovunque. E così, in effetti, era. Poi le cose sono cambiate, l’Arrone ha smesso di trasportare l’acqua del lago fino al mar Tirreno. Nel suo tratto iniziale il bacino è sempre asciutto. In compenso ha trovato nuove sorgenti. Artificiali. Cos’è successo al fiume Arrone? Perché abbiamo modificato in modo radicale il suo ecosistema?
Il fiume Arrone
Il fiume Arrone è (era) l’unico emissario del lago di Bracciano. Nasce nella parte orientale del lago, ad Anguillara Sabazia, e sfocia a Fiumicino. Percorre 37 chilometri nella provincia occidentale di Roma, attraversando per lo più aree coltivate, che fanno largo uso dell’acqua del fiume per l’irrigazione.
L’acquedotto romano
Il lago di Bracciano è stato sfruttato come risorsa di acqua potabile fin dall’antichità. I romani costruirono un acquedotto, poi restaurato da papa Paolo V nel XVII secolo, che arrivava fino alla capitale. Al punto di arrivo, infatti, c’è il “Fontanone dell’Acqua Paola” che domina la sommità del colle del Gianicolo. Una risorsa così importante che nacque l’esigenza di preservarla.
La diga tra il lago e il fiume Arrone
Per questo motivo l’acqua che naturalmente defluiva dal lago nel suo emissario, il fiume Arrone, è stata regolata con una diga. Le paratie venivano aperte solo in caso di piena o quando il livello del lago andava a minacciare i confini catastali. L’acqua del lago di Bracciano era troppo preziosa perché si disperdesse in continuazione alimentando il fiume Arrone.
Il prelievo dell’Acea
E così è stato fino agli anni più recenti. A partire dalla seconda metà del XX secolo ad occuparsi delle risorse idriche del territorio romano è l’Acea. In base agli accordi stipulati può prelevare acqua potabile dal lago, per rifornire Roma, finché il livello del lago si mantiene al di sopra di 161,90 centimetri sul livello del mare. Lo zero idrometrico è fissato a 163,04, la quota in cui l’acqua inizierebbe a defluire verso l’Arrone. Se non ci fossero le paratie chiuse.
La crisi idrica del 2017
Un limite, a dire il vero, non sempre rispettato. Il nodo è venuto al pettine nel 2017, quando una gravissima siccità ha investito l’Italia. In quell’anno il livello di molti laghi e invasi è sceso drasticamente (vedi, ad esempio, il lago di Montedoglio). Il lago di Bracciano è sceso a un livello di -195,43 centimetri, compromettendo l’intero ecosistema. Da quel momento l’interesse predominante è diventato quello di salvaguardare l’ambiente lacuale. Il tribunale ha imposto il blocco del prelievo da parte di Acea. Anche le paratie, da allora, sono sempre rimaste chiuse.
La nuova sorgente del fiume Arrone
In questo modo i primi chilometri del bacino dell’Arrone si sono asciugati. Si forma solo un rigagnolo dopo le piogge. La prima vera sorgente importante è diventata un depuratore, che raccoglie le acque di scarico di diversi paesi intorno al lago di Bracciano e le rilascia nel fiume dopo il trattamento. Solo da quel punto, circa 4 chilometri dopo la diga, il livello dell’Arrone comincia ad essere rilevante
Le proteste degli ambientalisti
Una situazione che ha acceso diverse proteste. L’ecosistema fluviale dei primi chilometri dell’Arrone è compromesso. Non ci sono possibilità di prosperare per alcuni pesci tipici della zona, come il barbo, il vairone e il ghiozzo di ruscello. Niente da fare anche per alcune specie, come l’anguilla, che passano dal lago al fiume e, infine, al mare. Per loro la strada è sbarrata.