Dove sono? Quali sono le cause? Perchè non li abbattono? Semplici domande e risposte per comprendere tutto sugli ecomostri in Italia

Cosa sono gli ecomostri?
Con ecomostro si intende una struttura artificiale, spesso imponente, in netto contrasto con l’ambiente naturale circostante, che viene in questo modo deturpato. Si potrebbe parlare di inquinamento estetico del paesaggio. Si tratta in genere di grossi edifici a ridosso del mare, oppure in riserve naturali o sulle montagne, che intaccano la bellezza naturale del luogo.
Chi ha inventato questa parola?
La parola ecomostro è stata inventata da Legambiente, sul finire del secolo scorso. Utilizzava quel termine per sottolineare l’impatto estetico di grossi edifici, spesso troppo vicino al mare. Le enormi colate di cemento erano considerate i mostri che minacciavano la bellezza ecologica di un luogo: da qui il temine “eco-mostro”.
Il termine ecomostro è una parola ufficiale?
Dopo essere stata inventato da Legambiente, il termine è stato ampiamente utilizzato, soprattutto in ambito giornalistico. Ma anche gli abitanti di una zona in cui è presente un edificio troppo impattante per il paesaggio utilizzano spesso questa parola. Il Ministero dell’Ambiente nel 2001 utilizzò questo termine in un disegno di legge, facendo anche la lista degli “ecomostri da abbattere”. Oggi il termine, diventato diffuso, è presente in diversi dizionari.
Quando sono stati edificati?
I primi e più celebri ecomostri sono stati edificati nel secondo dopoguerra, in un periodo di ripresa economica in cui i permessi edilizi era concessi con molta leggerezza. La parola d’ordine, dopo la distruzione della guerra, era “ricostruire”. Ma da allora non si è più smesso: anche oggi quando si costruisce un imponente edificio vicino a bellezze naturali, viene definito un ecomostro.
Dove sono gli ecomostri?
In tutta Italia, da nord a sud, ci possono essere degli ecomostri. I principali si trovano vicino al mare: grandi alberghi, residence o serie di ville che riempiono le coste di cemento. Ma si possono trovare costruzioni impattanti, come fabbriche o cementifici, anche in diversi spazi naturali, vicino a corsi d’acqua e addirittura all’interno di riserve naturali protette. Ci sono poi numerosi edifici sulle montagne, spesso molto grandi e squadrati, per ospitare gli sciatori.
Quanti sono gli ecomostri?
Non esiste un elenco ufficiale ed è impossibile fare una stima. Gli ecomostri sono sparsi in tutta Italia, molti dei quali sono considerati tali in ambito locale ma non emergono su scala nazionale. Oltretutto l’impatto estetico è un’attribuzione soggettiva, una questione anche di gusti e abitudini locali. A Cesenatico, ad esempio, vicino al mare c’è un grattacielo alto più di cento metri, che viene considerato un ecomostro dai turisti, ma non dagli abitanti locali.
Quali sono le cause?
- Permessi facili – Negli anni ’50 e ’60 la spinta alla ricostruzione post bellica favoriva i permessi a edificare, senza concentrarsi molto sull’impatto estetico.
- Abusivismo edilizio – L’abusivismo edilizio, favorito da successivi condoni, ha comportato la costruzione di numerose ville a ridosso del mare.
- Lavori interrotti – Un’altra causa molto diffusa consiste nel cominciare la costruzione di un edificio, senza poi portarlo a termine, lasciando in piedi scheletri di cemento armato.
- Abbandono – Ci sono poi strutture non più utilizzate, che diventano dei ruderi: è il caso, ad esempio, delle basi militari diventate inutili dopo la guerra fredda, oppure interi comprensori sciistici abbandonati, soprattutto negli Appennini, a causa del cambiamento climatico.
Quali sono le conseguenze?
La vittima principale è il paesaggio, un bene difeso dall’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Purtroppo però questa risorsa è sotto assedio: alberghi a un passo dal mare, enormi residence sulle montagne, fabbriche sulle rive dei fiumi, cementifici in aree naturali protette, scheletri di cemento a ridosso di imponenti falesie. Sono solo esempi, che troppo spesso finiscono in giornali e telegiornali. Ma prendere dei provvedimenti è complicato.
Quali sono le soluzioni?
La soluzione principale, spesso invocata a gran voce, è la demolizione. Ma non è facile. L’ecomostro di solito appartiene a un privato, che vuole continuare a tutelare i suoi interessi. Nascono così delle lunghe diatribe, anche giudiziarie. In questo modo l’ecomostro rimane in piedi per tantissimo tempo. Un’altra soluzione, soprattutto nel caso dei lavori interrotti, sarebbe quella dell’esproprio di beni e terreni per portare a termine la costruzione. Anche in questo caso, però, è necessario un accordo tra enti pubblici e aziende private. Spesso la demolizione o la ristrutturazione è molto costosa e l’ecomostro resta in piedi. Non sempre però. A volte l’indignazione e le proteste spingono le autorità verso l’abbattimento.
Quali sono i principali ecomostri abbattuti?
L’Hotel Fuenti, nella costiera amalfitana è stata la prima struttura a guadagnarsi l’attribuzione di “ecomostro” dalle associazioni ambientaliste, che brindarono quando ci fu la demolizione. Da quel momento in avanti altri fabbricati sono diventati famosi. Ecco una lista dei principali ecomostri abbattuti
- Hotel Fuenti – Nel comune di Vietri (SA), in località Fuenti nella costiera amalfitana, tra il 1968 e il 1971 costruiscono un imponente albergo: 34mila metri cubi di cemento in una scogliera di tufo. Dopo i lavori, le autorità sequestrano l’hotel per le discrepanze tra il progetto e la realizzazione. Giornali, cittadini e associazioni ambientaliste protestano e usano per la prima volta il termine ecomostro. Nel 1999 c’è l’abbattimento
- Mostro di Alimuri – In una conca della penisola sorrentina, nel comune di Vico Equense (NA), iniziano a costruire un albergo, incastonato tra un’imponente falesia e il mare. La Soprintendenza blocca i lavori nel 1971. Da allora comincia un tira e molla giudiziario tra i proprietari e gli enti pubblici. Per decenni rimane in piedi un enorme scheletro di cemento armato. Nel 2014 c’è la demolizione
- Punta Perotti – Punta Perotti è un complesso immobiliare formato da due enormi palazzi di 15 piani, costruiti nel 1995 nel lungomare meridionale di Bari. I 300mila metri cubi di cemento a ridosso del mare scatenano le proteste di cittadini e ambientalisti. Nel 2006 c’è l’abbattimento dell’enorme ecomostro che sorgeva a un passo dal mare.
- Scheletrone di Palmaria – Nel 1968 le autorità locali rilasciano il permesso per costruire un albergo e un residence di 45 appartamenti nell’isola di Palmaria, nel Parco regionale delle Cinque Terre. Dopo pochi anni, però, l’autorità giudiziaria blocca i lavori. Tra vari sequestri e dissequestri, resta in piedi un’immensa struttura portante, definita lo “scheletrone di Palmaria”. Nel 2009 c’è l’abbattimento.