Dopo oltre cento anni, ancora continua ad inquinare. Ecco tutte le tappe della storia della discarica più grande d’Europa

È stata definita la discarica più grande d’Europa. Fu scoperta nel 2007 ma ancora continua a contaminare un territorio situato tra meravigliosi parchi nazionali. La storia della discarica di Bussi sul Tirino rappresenta uno dei casi più emblematici di inquinamento del nostro paese: oltre 100 anni di veleni disseminati ovunque. Ripercorriamo le principali tappe dell’intera vicenda.
Bussi sul Tirino
Bussi sul Tirino, poco più di duemila persone, è un piccolo comune abruzzese in provincia di Pescara. É un posto di grande pregio naturalistico, al confine tra il Parco nazionale del Gran Sasso e il Parco nazionale della Majella. Il paese è attraversato dal Tirino, uno dei fiumi più limpidi d’Italia, che dopo pochi chilometri confluisce nel fiume Pescara, che sfocia nell’Adriatico nell’omonima città. Proprio alla confluenza tra il Tirino e il Pescara, però, sorge la frazione Bussi Officine, il polo industriale, noto soprattutto per l’industria chimica.
Il polo chimico
L’industria chimica di Bussi nasce nei primissimi anni del 1900. Nel corso di oltre un secolo di storia si è occupata della lavorazione di innumerevoli sostanze: cloro, alluminio, ferro-silicio, piombo, trielina e detergenti domestici, solo per citarne alcuni. Nei periodi bellici ha prodotto anche sostanze per esplosivi e gas tossici utilizzati come armi. La fabbrica principale che si è occupata del settore chimico di Bussi è stata la Montecatini, che, nel corso degli anni, ha assunto i nomi di Montedison prima ed Edison poi. Nel 2002 Solvay acquisisce la proprietà del colosso chimico.
Che fine fanno i rifiuti?
All’inizio del secolo scorso l’inquinamento ambientale non era un tema all’ordine del giorno, non c’erano norme e controlli stringenti sulla gestione dei rifiuti pericolosi. Il sospetto che molte sostanze pericolose finissero nei fiumi era forte. Un problema che nella seconda metà del secolo comincia ad emergere. Negli anni ’80 Montedison ottiene dalla Regione l’autorizzazione per depositare i rifiuti nel terreni che si trovano poco a monte delle fabbrica: siti che diventeranno noti come le discariche 2A e 2B. Il tutto in attesa che l’industria si doti di un sistema più idoneo per la gestione dei rifiuti. Ma nel frattempo, cosa succede e che cosa è successo con le numerose sostanze di scarto maneggiate dall’industria in tutti questi anni? I nodi vengono al pettine nel nuovo secolo.
Si scopre la discarica abusiva
Le acque del fiume Pescara, poco dopo la confluenza col Tirino, attraversano dei pozzi che alimentano l’acquedotto Giardino, che serve 700mila abruzzesi. Nel 2007, in quel punto, le analisi delle acque segnalano un livello di clorurati superiore ai limiti. La Procura di Pescara comincia ad indagare e il Corpo Forestale scopre un’enorme quantità di rifiuti industriali interrati, in un terreno di proprietà di Edison, poco a valle rispetto all’industria, proprio alla confluenza tra i due fiumi. Diventa nota come la discarica abusiva Tre Monti, quella che viene definita “la più grande d’Europa”: 130mila metri cubi di rifiuti in 35mila metri quadrati.(1) Si accendono così i riflettori sull’inquinamento di tutto quel territorio.

Il SIN di Bussi sul Tirino
Intorno alla discarica abusiva la situazione non è migliore. Nel 2008 quello di Bussi sul Tirino diventa un Sito di Interesse Nazionale (SIN)(2) che abbraccia, tra gli altri, diversi punti contaminati che convergono nei vicini fiumi Tirino e Pescara:
- La discarica abusiva Tre Monti
- Le discariche 2A e 2B, in cui ci sono rifiuti pericolosi non autorizzati
- L’area dello stabilimento chimico, il cui suolo risulta contaminato
L’inquinamento viene a galla
Dopo oltre un secolo di attività del polo chimico, vengono analizzati i terreni, il sottosuolo, la falda e le acque dei fiumi. I risultati mostrano valori superiori alla norma per molte sostanze pericolose, in particolare arsenico, piombo e mercurio.(3) La contaminazione è generalizzata e nessuno conosce la reale estensione che può aver avuto ne corso degli anni. Il suolo può aver contaminato la vegetazione e l’ecosistema. Inoltre la polvere inquinata può essere stata trasportata per poi finire nelle coltivazioni locali, e quindi negli alimenti. L’acqua dei fiumi può aver avvelenato i pesci. La falda ha probabilmente inquinato l’acquedotto che serve centinaia di migliaia di persone. La commissione parlamentare(1) che si è occupata del caso ha pochi dubbi:
Plausibile pensare che negli anni la popolazione sia stata esposta agli effetti di sostanze tossiche di origine industriale in un arco temporale molto ampio senza che ve ne sia stata evidenza analitica
Le conseguenze
Lo studio di Sentieri,(4) svolto nei comuni interessati dal SIN, mette in risalto l’aumento di decessi per alcune patologie dell’apparato respiratorio e digerente e un numero di ricoverati superiore alla media regionale. L’analisi sottolinea la mancanza di studi approfonditi, in particolare su tutti gli utenti serviti dall’acquedotto Giardino e auspica l’immediata bonifica di tutto il territorio inquinato. Mancano infatti studi epidemiologici precisi su tutte le numerose ramificazioni che possono aver preso le sostanze contaminanti. Esistono solo alcuni studi specifici: un’analisi effettuata su capelli di pescatori dell’Adriatico, ad esempio, faceva emergere un eccessivo livello di piombo.(1)
Caccia ai colpevoli
La scoperte dell’inquinamento di Bussi ha dato il via al procedimento penale nei confronti di 19 persone, soprattutto dirigenti e tecnici legati al polo chimico, accusate di disastro ambientale. Il primo grado, nel 2014, è terminato con l’assoluzione degli imputati. Nel secondo grado del 2017, invece, vengono condannate dieci persone. Nel 2018 la Corte di Cassazione ribalta ancora la sentenza, assolvendo le dieci persone condannate, sei di loro per prescrizione. Per quanto riguarda la giustizia amministrativa, invece, gli enti pubblici hanno avuto la meglio ed Edison deve pagare la bonifica delle discariche 2A e 2B.
La situazione attuale
In questo momento è in corso la bonifica della discarica Tre Monti, che dovrebbe terminare nel giro di qualche anno. In seguito quel terreno non sarà più utilizzato a fini industriali. Deve ancora cominciare, invece, la bonifica delle discariche 2A e 2B, che al momento presentano solo una copertura leggera (capping) e una barriera idraulica,(5) per evitare che il percolato vada verso valle. Dopo la bonifica si prevede un riutilizzo industriale di quei territori. Ma i tempi sembrano ancora lunghi
FONTI
- Relazione sul Sin di Bussi – Commissione parlamentare
- Sin di Bussi sul Tirino – Ministero dell’Ambiente
- Analisi Arta – Articolo di SnpAmbiente
- Quinto rapporto Sentieri – Analisi sul Sin di Bussi pag.110-112
- Controlli sul Sin di Bussi – Relazione di Arta Abruzzo