Appennino senza neve, il futuro incerto dello sci

Troppo caldo anche per i cannoni. Sulle piste solo escursionisti o ciclisti. Aspettare la neve o adattarsi al nuovo clima?

ski-lift sulle piste da sci senza neve
CAMPO FELICE (AQ) – GENNAIO 2023

Seggiovie immobili sopra pendii verdi. È la fotografia, sempre più frequente, dell’inverno sull’Appennino italiano. Dall’Emilia Romagna alla Sicilia. Niente neve e troppo caldo per attivare i cannoni. Le piste da sci restano brulle, attraversate solo da escursionisti e ciclisti, qualcuno anche a cavallo. Ma nessun sciatore. Il cambiamento climatico non fa sconti e il futuro del turismo invernale è sempre più incerto. Continuare a puntare sullo sci o adattarsi al nuovo contesto?

Cambiamento climatico

La situazione, infatti, è cambiata molto rispetto agli anni ’80. Oggi la temperatura si è alzata e ci sono meno precipitazioni (anche se più intense). Caldo e siccità si avvertono in estate, mentre in inverno ci si fa meno caso. Ma in montagna, dove si scia, ci fanno caso eccome: due o tre giorni di nevicate abbondanti possono garantire un’ottima stagione. Ma per l’Appennino la situazione diventa difficile: le precipitazioni scarseggiano e, a causa del caldo, la quota in cui la pioggia diventa neve è sempre più alta.

Appennino senza neve

Ma al contrario delle Alpi, dove si scia anche sopra ai duemila metri, nell’Appennino, in genere, si resta tra i 1500 e i 1900 metri. Le precipitazioni nevose sono molto meno frequenti di una volta. E il caldo, che si continua a definire “anomalo”, rende inutilizzabili i cannoni. L’innevamento artificiale infatti richiede temperature costanti sotto lo zero. Ma il freddo sta diventando merce rara. Per questo motivo, anche in pieno inverno, capita di ritrovarsi con le piste da sci senza neanche un centimetro di neve.

Sci in crisi

Questa situazione colpisce interi territori, che hanno sempre fatto affidamento sul turismo invernale. Senza neve gli impianti di risalita restano fermi. I rifugi in quota diventano difficili da raggiungere. I maestri di sci non possono lavorare. I clienti di bar e ristoranti calano drasticamente. Gli alberghi sono subissati di disdette da parte di sciatori che avevano prenotato per fare la settimana bianca. Chi vuole sciare, va altrove. Ma non tutti, in verità, rinunciano all’Appennino, anche senza la neve invernale.

Le alternative allo sci

I pendii senza neve diventano più abbordabili, è possibile fare escursioni anche in inverno, senza il pericolo di scivolare sul ghiaccio. Un’altra attività di richiamo, nell’Appennino senza neve, è la mountain bike. Molti centri che affittano sci e snowboard si sono adattati al nuovo contesto e oggi noleggiano anche biciclette e addirittura quad, ideali per andare su e giù per le piste. Tra le offerte degli operatori turistici compaiono anche le gite a cavallo. Le opzioni non mancano. In questo modo il settore turistico rimane attivo.

Stato di emergenza

Però il vero richiamo per i turisti, in grado di generare notevoli profitti, resta ancora quello dello sci. Gli operatori continuano a sperare nella neve. Molti chiedono aiuti per non abbandonare l’attività. Le Regioni (Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo e Marche sono le più colpite) sollecitano interventi statali per sostenere il settore, sempre più in crisi. Le richieste vanno dal sostegno economico per i lavoratori, al finanziamento per la costruzione di moderni cannoni per un innevamento artificiale più efficiente, in grado di reggere anche a temperature più alte.

Le proteste degli ambientalisti

Ma non tutti sono d’accordo. Diverse associazioni ambientaliste già da tempo hanno preso di mira il settore. Lo sci da discesa è considerato molto impattante per la montagna, che viene devastata per la costruzione di piste e impianti di risalita. Inoltre per tenere attive seggiovie e funivie c’è un’enorme dispendio di energia. Mentre l’innevamento artificiale richiede grosse quantità d’acqua. Un’attività sempre meno sostenibile, soprattutto in quest’epoca dominata dal cambiamento climatico. Per questi motivi gli ambientalisti sostengono un nuovo modo di vivere la montagna, più lento e a contatto con la natura.