Cosa vuol dire Antropocene? Quando inizia? Perché? Semplici domande e risposte per sapere tutto sull’era che stiamo vivendo

Cos’è l’Antropocene?
L’Antropocene sta entrando nel gergo comune per definire l’epoca in cui viviamo oggi. Il termine deriva dall’unione di due parole greche: anthropos (uomo) e kainos (recente, nuovo). Il significato che assume, dunque, è quello di un “periodo in cui la Terra ha un nuovo aspetto, a causa delle azioni umane”. Nella storia della Terra ci sono stati dei momenti di cambiamenti radicali, dovuti a vari fattori, come l’impatto di un meteorite o le glaciazioni. Oggi il fattore che determina cambiamenti radicali siamo noi. Per questo motivo si sta facendo strada l’idea di dare al periodo attuale il nome Antropocene. Ma per ora è solo una proposta. Non è così facile, infatti, entrare nella “Scala dei tempi geologici”.
Cos’è la scala dei tempi geologici?
La scala dei tempi geologici è la classificazione ufficiale di tutti i periodi che hanno caratterizzato la Terra, dalla sua origine (4,5 miliardi di anni fa) ad oggi. Ogni età aveva le sue caratteristiche: territori, composizione chimica dell’aria, animali e temperature specifiche componevano dei sistemi unici e irripetibili. Questi sistemi lasciavano le loro tracce nelle rocce. Gli studiosi, oggi, non fanno altro che studiare queste rocce e, in particolare, la loro “stratigrafia”: ad ogni strato corrisponde un periodo, più si va in basso (strati inferiori), più si va indietro nel tempo. Si studia in questo modo la storia della Terra. La scala dei tempi è formata da insiemi e sottoinsiemi: le unità di tempo più grandi sono gli eoni, poi ci sono le ere, i periodi, le epoche e le età. L’Antropocene “ambisce” a diventare l’epoca attuale.
In quale epoca viviamo oggi?
Oggi viviamo nell’Olocene, un’epoca iniziata 11.700 anni fa, dopo l’ultima glaciazione. È un periodo molto favorevole: il clima è mite e senza eccessi, scompaiono gli animali giganti della megafauna (come i mammut) e si assiste all’espansione degli homo sapiens. È in questo periodo (circa diecimila anni fa) che inizia l’agricoltura e l’allevamento. Sono proprio queste due attività a rappresentare un salto di paradigma: non è più l’uomo che si adatta alla natura, ma è l’ambiente a essere modificato in base alle esigenze umane. Ed è un crescendo. Gli uomini crescono di numero e si evolvono: comincia la rivoluzione industriale, l’inquinamento, il consumo di suolo, la deforestazione… L’impatto umano, col passare del tempo, aumenta fino a cambiare la fisionomia del pianeta.
In che modo l’uomo modifica il pianeta?
Con l’urbanizzazione l’uomo riempie di cemento sempre maggiori porzioni di terreno, che perde per sempre il suo naturale sviluppo di vegetazione. Per fare spazio a case e strade, si modifica anche l’andamento dei fiumi, che vengono talvolta anche tombati, con gravi perdite di flora e fauna fluviali. Le foreste tropicali vengono bruciate o tagliate per fare spazio per agricoltura e allevamenti intensivi.
Il sistema energetico oggi si basa sui combustibili fossili: petrolio, gas e carbone vengono prelevati dal sottosuolo e bruciati. In questo modo si disperde nell’atmosfera un’immensa quantità di anidride carbonica. Lo stesso gas viene rilasciato anche da altre attività umane, come i trasporti (in particolare auto e aerei) e il riscaldamento. A causa di tutto ciò la CO2 in atmosfera oggi supera abbondantemente le 400 ppm (parti per milione), un livello che non si raggiungeva da milioni di anni.
L’anidride carbonica è un gas a effetto serra: nell’atmosfera è in grado di bloccare e mantenere il calore. Da qui deriva il riscaldamento globale, la fusione dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare. Insomma l’impatto umano comincia a cambiare l’aspetto e le caratteristiche dell’intero pianeta. Per questo si fa strada l’idea di chiamare la nostra epoca Antropocene
Quando nasce l’idea di “epoca umana”?
Già da secoli gli studiosi avevano intuito che l’uomo stava radicalmente alterando il pianeta. Un capostipite fu l’americano George Perkins Marsh, che nel 1864 cominciò il suo libro “L’uomo e la natura” con queste parole: “Lo scopo del presente libro è quello di indicare la natura e, approssimativamente, l’estensione dei cambiamenti indotti dall’azione dell’uomo nelle condizioni fisiche del globo che abitiamo”. Lo seguì il geologo e professore italiano Antonio Stoppani, che si accorse dell’impatto geofisico delle attività umane e scrisse un “Corso di geologia” (1873) in cui conia il termine di “epoca antropozoica”.
Chi ha inventato il termine Antropocene?
Il termine Antropocene fu coniato dal biologo americano Eugene Stoermer, che lo utilizzava nei primi anni ’80, in modo informale, per riferirsi ai profondi cambiamenti del pianeta causati dall’azione umana. Il suo neologismo inizia però a essere considerato seriamente all’inizio del nuovo secolo, quando viene utilizzato Paul Crutzen, il chimico olandese vincitore del Nobel nel 1995 per i suoi studi sul buco dell’ozono. Crutzen firma diversi articoli, il primo proprio con Stoermer nel 2000 intitolato “The Anthropocene”, in cui scrive: “Durante l’Olocene le attività umane sono gradualmente cresciute fino a diventare una significativa forza geologica e morfologica… Ci sembra più che appropriato enfatizzare il ruolo centrale dell’umanità nella geologia e nella ecologia proponendo l’uso del temine “Antropocene” per l’epoca geologica attuale”. La proposta di passare alla nuova epoca è lanciata e viene seriamente valutata da un crescente dibattito scientifico.
Chi decide in quale epoca siamo?
I nomi delle epoche e di tutti i periodi che entrano a far parte della ufficiale “Scala dei tempi geologici” vengono stabiliti dalla Commissione Internazionale di Stratigrafia, che nel 2009 istituisce il Gruppo di ricerca sull’Antropocene. L’obiettivo è quello di capire se le “tracce” lasciate dagli uomini sul pianeta possano giustificare il passaggio da un epoca all’altra. Dopo una decina di anni di analisi, gli studiosi sciolgono la riserva. La rivista Nature pubblica l’articolo “Anthropocene now” nel quale si legge che il gruppo di ricerca è sul punto di sottoscrivere la proposta formale alla Commissione per approvare la nuova epoca. Ancora non è ufficiale, ma la strada sembra ormai è delineata.
Quando comincia l’Antropocene?
Intorno all’inizio dell’Antropocene ci sono varie ipotesi. C’è addirittura chi vorrebbe farla risalire a diecimila anni fa, quando iniziò l’agricoltura, la prima attività con cui l’uomo ha cominciato a modificare l’ambiente. Buona parte della comunità scientifica, invece, propende per il XVIII secolo: la rivoluzione industriale ha segnato l’inizio dello sfruttamento dei combustibili fossili per produrre energia e la dispersione di gas serra nell’atmosfera. Il Gruppo di ricerca sull’Antropocene, invece, sembra intenzionato a far partire la nuova epoca nella metà del XX secolo: la popolazione aumenta rapidamente, così come aumenta la produzione industriale e l’uso di prodotti chimici agricoli. Sempre in quegli anni scoppia la prima bomba atomica che ha disseminato detriti radioattivi facilmente riscontrabili nelle rocce e nei ghiacciai. Le attività umane cominciano, ufficialmente, entrare nella stratigrafia e, quindi, nella storia della Terra.